…bel guanciale materasso di ogni ben di Dio…da sopra a sotto svelta la pungerai…odore di mare mescolato a maggiorana…
Con questi versi ricchi di amore e di poesia per i gusti e le emozioni della sua terra natìa, la Liguria, Fabrizio De Andrè insieme ad Ivano Fossati hanno celebrato uno dei piatti tipici liguri :la cima
Trovo che l’immagine del guanciale calzi perfettamente con ciò che è questa tasca ripiena quando i grossi aghi, sempre per citare De Andrè, da sopra a sotto la pungono e la cuciono!
Questo piatto è davvero figlio della ingegnosità ligure, infatti è nato per recuperare al meglio gli ingredienti avanzati nella settimana per questo motivo va da sé che ogni famiglia ne abbia una personale ricetta, l’unica cosa che non cambia mai, è la cottura: la cima va rigorosamente cotta in brodo di vegetale, bollente e servita fredda, solitamente il giorno dopo, avendola lasciate tutta la notte con un peso sopra per evitare che vi siano spazi tra il ripieno e la carne, con salse di accompagnamento che variano a seconda dei gusti.
Anche il pezzo di carne utilizzato è unico: mentre in tutt’Italia la tasca ripiena si fa con la punta di petto tagliata con il coltello dal macellaio, in Liguria si usa la pancia pulita dal grasso, tagliata a rettangolo e cucita su 3 lati: 2 direttamente dal macellaio e l’ultimo da chi la cucina dopo averla farcita
Insomma, fare la cima per noi liguri è un rito tra il sacro ed il profano, infatti, sempre citando De Andrè, per allontanare gli influssi maligni, prima di iniziare a prepararla bisogna “mettere la scopa dritta in un angolo” della cucina e, soprattuto, far tagliare la prima fetta da uno scapolo, se non si rispettano queste regole, il rischio è che la cima possa scoppiare in cottura facendo rimanere tutti senza pranzo!
Ho voluto un po’ stravolgere la ricetta di famiglia che prevede tutti gli ingredienti della farcitura solo lessati, facendoli insaporire in padella con un leggero soffritto ma soprattutto aggiungendo la mortadella che, a mio avviso, migliora e rende più intenso il gusto già ottimo di per sé
‘A ME CIMMA
- 1 cima cucita da 800 gr
- 2 carciofi
- 800 gr di foglie di bietole
- 1 cipolla
- 30 gr di pinoli
- 100 gr di parmigiano
- 100 gr di mortadella
- 100 gr di pecorino
- 2 uova
- prezzemolo
- maggiorana abbondante
- noce moscata
- sale pepe
- olio evo
per il brodo
- 1 carota
- 1 cipolla
- 2 coste di sedano
- 2 pomodori secchi
- sale
- 2 ossi da brodo
ESECUZIONE
in una padella fate soffriggere la cipolla tritata con i carciofo tagliati molto fini compresi i gambi (io ho utilizzato soltanto i gambi e con i carciofi freschissimi di Albenga ho fatto un’insalata di carciofi crudi)
Unite le foglie di bietole sbollentate e tagliate a filettini e fate insaporire
aggiungete i pinoli, il prezzemolo e la maggiorana tritati
cuocete sino a quando tutto sarà be cotto
Fate raffreddare ed unite la mortadella passata al mixer
i formaggi grattugiati
aggiustate di sale e pepe, un pizzico di noce moscata e legate bene il composto con le uova
Amalgamate molto bene il ripieno e farcite la tasca, quindi cucitela nella parte aperta e punzecchiatela con l’ago prima di immergerla nel brodo bollente fatto con gli ingredienti suggeriti
Cuocete a fiamma molto bassa per 2 ore, quindi levatela dal brodo e mettetela a raffreddare in una teglia con un peso sopra( io uso la pentola a pressione piena d’acqua) e tagliatela solo quando sarà perfettamente fredda
Servite la cima con la salsa di accompagnamento che preferite, la maionese è ottima, oppure se volete rispettare la tradizione, con la salsa verde.
Io ho preparato un “salsa provenzale” davvero eccezionale…domani ve ne parlerò!
Buon Appetito